Le leggi della Semplicità di Maeda: contro gli eccessi della multifunzionalità

Di Simone D’Alessandro

Nel 2004 John Maeda, designer e teorico dell’informatica, crea presso il Massachussets Institute of Tecnology il progetto MIT SIMPLICITY CONSORTIUM a cui aderiscono una decina di partner tra cui Lego, Toshiba e Time. Maeda costruisce l’iniziativa, dandosi la finalità di definire il valore economico della semplicità nelle comunicazioni, nella sanità e nel gioco[1].

Arriva alla definizione di 10 principi e 3 chiavi di riduzione della complessità, dopo aver analizzato una serie di casi aziendali che hanno basato la loro fortuna sulla ricerca della semplicità: il successo commerciale dell’I-pod della Apple, un lettore di musica che ha meno cose degli altri, ma costa di più; il successo di Google che ha facilitato il processo di ricerca sul web, sostituendosi progressivamente agli altri motori di ricerca; la Carta di Credito semplicità di Citibank; il progetto Simplicity Advisory Board della Philips; il modello organizzativo a-gerarchico della società creativa Ideo etc. Maeda parte dal presupposto che le persone sono alla continua ricerca di strumenti che riducono la complessità: spesso i prodotti vincono non perché migliori di altri, ma in quanto strutturati più semplicemente in termini di design, contenuto, servizio e tecnologia.

Maeda interpreta il rapporto tra creatività e innovazione come ricerca della semplicità, elaborando 10 principi e 3 chiavi allo scopo di governarla.

I Dieci Principi

  • Riduci: per conseguire la semplicità bisogna effettuare una riduzione ragionata. Si può rimpicciolire, nascondere e incorporare funzioni di un prodotto laddove è possibile.
  • Organizza: l’organizzazione fa sì che un sistema fatto di molti elementi, appaia costituito da pochi. È necessario ordinare, etichettare, integrare e stabilire priorità. È il principio di Pareto: in un generico insieme di dati, l’80 % di essi è gestibile a un livello di bassa priorità, mentre il 20% richiede il massimo.
  • Risparmia tempo: risparmiare tempo somiglia alla semplicità. Bisogna inventare prodotti che ‘riducano i tempi’ o ‘facciano finta di ridurre’ oppure ‘rendano tollerabile l’impossibilità della riduzione dei tempi’.
  • Impara: la conoscenza rende tutto più semplice. Bisogna ideare prodotti costruiti su principi o informazioni ridondanti, dispensando un sistema di conoscenze in grado di stabilire relazioni, tradurre, sorprendere e utilizzare metafore.
  • Apprezza le differenze: la semplicità e la complessità sono necessarie l’una all’altra. Sappiamo apprezzare meglio qualcosa quando la confrontiamo con qualcos’altro.
  • Valuta il contesto: ciò che sta alla periferia della semplicità non è assolutamente periferico. Essere eccessivamente focalizzati fa perdere di vista il contorno. Essere proiettati anche verso ciò che riteniamo meno importante, ci fa vedere cose nuove o in modo nuovo.
  • Le emozioni contano: a volte una semplicità eccessiva ed estremamente riduttiva crea sensazioni sgradevoli di neutralità e tristezza, allora bisogna saper violare la regola del ‘riduci’ aggiungendo l’ornamento.
  • La fiducia conta: quanto dobbiamo sapere del sistema e quanto il sistema deve sapere di noi? A volte alcune scelte creative poggiano sulla semplificazione dei processi decisionali; un prodotto o un servizio che scelgono al posto nostro ci aiutano a rilassarci e ad attendere una serie di benefit, senza il bisogno di consultare un sistema di regole per prendere decisioni. In questo caso si viola il principio di conoscenza, ma si entra nel sistema del ‘lascia fare ad altri’. 
  • Anche il fallimento conta: ci sono cose che non è possibile semplificare. A voler destrutturate la semplicità si scopre un terribile paradosso: la semplicità è complessa. La ricerca della semplicità può portare verso la consapevolezza dell’inevitabilità del complesso. In questo caso il fallimento diventa necessario al cambiamento di prospettiva.
  • Sottrai l’ovvio e aggiungi il significativo: quando il gioco è troppo rodato diventa prevedibile e perde di efficacia in quanto tutti, dopo un po’, sanno come individuare i punti deboli di un modulo ricorrente. Allora è necessario abbandonare la scaletta e sostituirla.

Le tre chiavi

  • Lontano: più sembra meno, basta semplicemente spostarlo lontano. 
  • Aperto: l’apertura semplifica la complessità.
  • Energia: usa di meno, ottieni di più.

Le analisi di Maeda rappresentano il frutto di ricerche interdisciplinari e di esperienze sul campo.


[1] Per ulteriori approfondimenti vedasi Maeda J., Le leggi della semplicità, Bruno Mondadori, Milano, 2006, p. 2.